Il settore idrico civile in tutti i Paesi del mondo occidentale, coincide con le utenze idriche servite da una rete acquedottistica e fognaria. Nell’ambito degli usi civili, vengono considerati “usi domestici”, solo le utenze residenziali vere e proprie, che a livello medio nazionale ammontano a circa il 75% degli usi civili. Molti usi “extradomestici”, però, sono assimilabili ai domestici: sono le acque destinate ad uffici, negozi, ristoranti, alberghi, stadi, cinema, ecc. che svolgono le stesse funzioni per cui le usiamo nelle case (servizi igienici, lavaggi, cucina, irrigazione, ecc.), seppure con differenze importanti in termini di quantità utilizzate. Una frazione molto modesta dei consumi civili (dell’ordine dell’1-2%) è destinata ad usi effettivamente particolari, come l’artigianato, il servizio antincendio, ecc….
If it’s yellow let it mellow, if it’s brown flush it down (“se è gialla lasciala a galla, quando è marrone tira lo sciacquone”) è uno dei consigli per il risparmio idrico proposti dall’ex sindaco ambientalista di Londra, Ken Livingstone, durante una delle recenti crisi idriche in Inghilterra. La versione italiana di questa strofetta – che, dobbiamo ammetterlo, non suona bene come l’originale – è stata proposta su Nuova Ecologia del Dicembre 2007, suscitando, nel numero successivo, la lettera indignata di una lettrice che parlava di “incipit disgustoso”, sottolineando che ben altro ci si aspetterebbe dalla “rivista storica degli ambientalisti”. Eppure il tema sollevato dalla filastrocca non è secondario: nasce dalla semplice osservazione che ogni volta che facciamo pipì, buttiamo letteralmente “nel cesso” dai 6 ai 15 litri di preziosa acqua potabile! D’altra parte lo stato d’animo della lettrice è anch’esso comprensibile ed è indice di un fatto evidente: è molto difficile modificare gli stili di vita a cui siamo abituati da molto tempo, in particolare quando hanno a che fare con cose molto “private” come le nostre cacche e pipì. Il consiglio di Ken Linvingstone è solo uno dei tanti proposti dalle campagne informative sulle “buone pratiche” per contenere i consumi idrici domestici: uno dei migliori erano i 10 consigli dell’Agenzia d’Ambito per i Servizi Pubblici di Bologna, riportati di seguito: 1- I rubinetti Evitare di consumare acqua inutilmente è la principale fonte di risparmio. Il rubinetto del tuo bagno ha una portata di oltre 10 litri al minuto, se lo lasci aperto mentre ti lavi i denti, più di 30 litri di acqua potabile se ne fuggono per lo scarico e arrivano al depuratore senza averne bisogno. 2- Le gocce Al ritmo di 90 gocce al minuto si sprecano 4.000 litri di acqua in un anno. Controllare se i rubinetti o la cassetta del water hanno una perdita è semplice. Durante la notte o di giorno, quando sei al lavoro, metti sotto il rubinetto un piccolo contenitore (attento a non chiudere lo scarico!), dopo qualche ora potrai rilevare anche una minima perdita. Nella cassetta del water puoi vuotare, prima di andare a dormire, una boccetta di colorante alimentare (è lavabile e non fa danni!). L’eventuale colorazione delle pareti del water, o dell’acqua sul fondo ti segnalerà una perdita. Una corretta manutenzione dei rubinetti di casa fa risparmiare acqua e denaro. 3- Lo scarico Oltre il 30% dell’acqua che consumi in casa esce dallo scarico del tuo WC. Ogni volta che premi il pulsante “ti bevi” 10-12 litri di acqua, spesso solo per un pezzettino di carta igienica. Installare una cassetta di scarico dotata di doppio tasto, o di regolatore di flusso, che eroga quantità di acqua diverse secondo il bisogno, permette di risparmiare decine di migliaia di litri di acqua in un anno. Prima di questo intervento, anche inserire nella cassetta dello scarico un mattone, o una bottiglia piena d’acqua, facendo attenzione a non ostacolare il galleggiante e il meccanismo di scarico, ti può fare risparmiare parecchi litri d’acqua. 4- La lavatrice Questi elettrodomestici consumano tanta acqua ad ogni lavaggio (80-120 litri), indipendentemente dal carico di panni e stoviglie. Usarli solo quando è necessario e sempre a pieno carico, consente un risparmio notevole di acqua e di energia. Leggi nel libretto di istruzioni la loro portata massima (kg di biancheria e numero di stoviglie) e adottala come regola per il loro caricamento. Ridurre i lavaggi migliorerà la tua vita e la loro durerà di più. 5- L’auto 100 litri di acqua. Quando puoi riduci i lavaggi e usa sempre il secchio invece dell’acqua corrente: bagnare la carrozzeria, insaponare l’auto e risciacquarla, puoi farlo ottenendo un ottimo risultato sprecando meno acqua. Se ti rechi ad un autolavaggio, quando chiedi se lavano i tappetini o se usano una cera naturale, ricordarti anche di chiedere se l’impianto ha il ricircolo o il recupero dell’acqua. Avere risparmiato acqua sarà il tuo miglior risultato. 6- Le piante Innaffia il giardino con parsimonia e sempre verso sera: quando il sole è calato, l’acqua evapora più lentamente e non viene sprecata ma assorbita dalla terra. Aggiungi abbondante pacciamatura, proteggerà le tue piante dalla siccità e dall’arsura. Quando puoi raccogli l’acqua piovana, ancora oggi, alle piante piace molto. Se vai orgoglioso del tuo pollice verde mostrati all’avanguardia: per il tuo giardino scegli piante meno bisognose di acqua (piante xerofile) e installa un sistema di irrigazione “a goccia” (quelli con i tubi neri di plastica) programmabile con il timer, le tue piante avranno la loro giusta razione di acqua e anche la tua bolletta ne riceverà un beneficio. 7- I frangigetto I moderni frangigetto sono semplici dispositivi che, attraverso un innovativo sistema, diminuiscono la quantità di acqua in uscita dal rubinetto senza diminuire la resa lavante o il comfort. Costano pochi euro, possono essere acquistati in ferramenta o attraverso internet, si montano in pochi minuti sui rubinetti del bagno e della cucina: svitate il teminale di uscita dell’acqua (quello che trattiene la reticella contro i pezzi di calcare) ed inserite questo piccolo cilindro di plastica e successivamente riavvitate il terminale. Un piccolo sforzo che costa poco ma farà risparmiare tanto. 8- I piatti Se devi lavare le verdure per preparare il pranzo ricorda che un buon lavaggio non si fa lasciando scorrere su di esse molta acqua, ma riempiendo una bacinella o un altro contenitore, lasciando in ammollo le verdure perchè i residui solidi possano ammorbidirsi e sfregando abbondantemente ed energicamente ogni ortaggio con le dita. Allo stesso modo quando lavi i piatti, riempi una bacinella di acqua calda (potresti usare anche quella della cottura della pasta) aggiungi il detersivo, lascia i piatti in ammollo per un po’ di tempo e togli lo sporco con una spugna. L’acqua corrente usiamola solo per il risciacquo. Vedrai il risparmio. 9- La doccia Fare un bel bagno è rilassante ma richiede oltre 150 litri di acqua. Lasciarsi accarezzare dall’acqua che scende dalla doccia, strofinarsi energicamente con un guanto di crine – ricordandosi di chiudere l’acqua mentre ci si insapona – è invece tonificante e rivitalizzante, ma soprattutto richiede molta acqua in meno: mediamente tra i 40 e i 50 litri. Se hai installato anche un riduttore di flusso nella tua doccia, il risparmio sarà ancora più consistente. Tieni in forma il tuo fisico ed il pianeta. Scegli la doccia e risparmia acqua. 10- Il contatore La sera, prima di andare a dormire, controlla che tutti i rubinetti di casa siano ben chiusi e leggi sul contatore dell’acqua il livello di consumo raggiunto. Al mattino appena sveglio, prima di iniziare la giornata, controlla di nuovo quanto segna il tuo contatore. Una differenza anche minima significa che c’è una perdita (dallo sciacquone del WC, dai rubinetti o, più probabilmente, dalle tubature) che non solo spreca acqua inutilmente – un foro di un millimetro in un tubo perde oltre 2.300 litri d’acqua potabile al giorno – ma potrebbe causare danni peggiori alle strutture della tua abitazione danneggiando muri, solai e rivestimenti. Convenzionalmente si stima la dotazione idrica per uso domestico in circa 200 litri/giorno per abitante, (anche se oggi probabilmente la dotazione media non supera i 180). Ma a cosa sono dovuti i consumi domestici? Purtroppo, analizzando le fonti disponibili sulla ripartizione dei consumi all’interno delle case, non è facile ottenere un dato affidabile da applicare al contesto italiano. Questo è dovuto alla mancanza di studi aggiornati sul nostro territorio, ma anche alla notevole variabilità dei consumi individuali, che dipendono da molti fattori. Nella figura che segue è riportata una stima elaborata a partire dai dati disponibili. Appare evidente che la maggior parte dei consumi idrici riguarda usi per cui non sarebbe necessaria acqua potabile, basterebbe un’acqua chiarificata, inodore, ma non necessariamente potabile. Gli usi che richiedono acqua veramente potabile, a voler essere prudenti, potrebbero essere limitati a bagno e igiene personale (32%), cucina alimentare (12%), lavapiatti (3%): si tratta di meno della metà dei consumi domestici attuali che potrebbero essere sostituiti con acqua meno pregiata come l’acqua di pioggia o l’acqua “grigia” depurata. Le acque meteoriche rappresentano una fonte rinnovabile e locale e richiedono trattamenti semplici ed economici per un utilizzo limitato a certe applicazioni. In generale, gli impieghi che si prestano al riutilizzo delle acque meteoriche riguardano usi esterni, come: e usi interni agli edifici, come: Un moderno sistema di raccolta della pioggia è semplice; si basa fondamentalmente su tre elementi: Forse l’aspetto più critico della progettazione di un sistema di raccolta della pioggia è la stima delle quantità di acque ottenibili in funzione delle superfici di raccolta a disposizione e del volume necessario ad immagazzinarle, che dipende dalla distribuzione media delle piogge e dalle variazioni di uso nei diversi periodi. In genere i sistemi di “rainwater harvesting” tendono a raccogliere le acque che non rischiano di essere contaminate: si limitano quindi ad usare come superfici di raccolta i tetti o i terrazzi delle case. Convenzionalmente si dividono gli scarichi provenienti da un’abitazione domestica in acque grigie e acque nere. Le acque grigie sono circa il 70% dei consumi domestici e hanno caratteristiche chimiche che ne permettono un trattamento più facile: quindi raccogliendole separatamente e trattandole si producono quantità importanti di acqua riutilizzabile per quasi tutti gli usi non potabili. In realtà, è spesso conveniente unire alle acque nere anche gli scarichi provenienti dal lavabo della cucina, che, pur non essendo particolarmente contaminati, contengono una grande quantità di solidi (residui di cibo e dei lavaggi, polvere di caffè, ecc.) e oli. In questo modo la ripartizione tra acque grigie e nere si attesta su un rapporto di 60 a 40%. Lo schema tipico di un sistema di separazione e riuso delle acque grigie è quello riportato in Figura 2. Le acque provenienti da docce e lavabi sono raccolte, trattate e inviate, tramite una pompa, ai punti di riutilizzo: in genere lo scarico dei WC, la lavatrice e alcuni rubinetti di acqua non potabile da destinare al lavaggio pavimenti, spazi esterni, irrigazione, ecc.. La pratica della depurazione locale e riuso delle acque grigie si sta diffondendo abbastanza rapidamente nei Paesi in cui è maggiore il costo dell’acqua. Per questo, alcune case produttrici hanno messo in commercio sistemi di depurazione estremamente compatti e automatizzati, installabili facilmente anche in una cantina. Tra le soluzioni più interessanti vi sono certamente gli impianti che prevedono il trattamento mediante sistemi di fito-depurazione, integrati nell’arredo a verde degli edifici. Il vantaggio della fito-depurazione sta nella estrema semplicità e stabilità del trattamento: un impianto ben progettato richiede una minima manutenzione che non richiede personale specializzato e può durare decine di anni. Acque grigie e acque nere Solo una piccolissima parte delle acque che usiamo in casa viene effettivamente “consumata”. Quella che beviamo, quella che utilizziamo per lavare la casa ed evapora dopo l’uso, quella che usiamo per irrigare le piante dell’appartamento: dei 200 litri/abitante/giorno solo 1-3 litri, vengono effettivamente consumati, il resto lo scarichiamo nelle fogne dopo l’uso. Bene, l’acqua che scarichiamo ha caratteristiche molto diverse a seconda dell’uso che ne facciamo: lo scarico che proviene dal WC, che contiene feci e urine umane, conterrà acque con una composizione chimica e microbiologica diversa dalle acque scaricate dai lavabi e dalle docce. Un’importante differenza tra acque grigie e acque nere consiste nella diversa velocità di degradazione degli inquinanti. Si potrebbe pensare che le acque grigie, che contengono saponi e altri residui di prodotti per l’igiene domestica, siano meno biodegradabili: in realtà avviene l’esatto contrario. Le acque nere contengono sostanze organiche che hanno subito uno dei processi degradativi più efficienti in natura: quello che avviene nel nostro apparato gastro-intestinale. La sostanza organica che rimane nelle feci dopo la digestione è composta in larga parte di materia cellulosica (le famose “fibre” che i dietologi ci invitano a mangiare proprio per favorire le funzioni fisiologiche), ovvero la lunga molecola organica di cui sono fatti la carta ed il legno, sostanze che – sebbene di origine naturale – tutti sappiamo si degradano molto lentamente a temperatura ambiente. Inoltre nelle acque nere – in particolare nelle urine – si trova la maggior parte dell’azoto, che richiede tempi lunghi e grandi quantità di ossigeno per essere eliminato. Alcuni studiosi svedesi hanno studiato il processo biologico degradativo della sostanza organica contenuta nelle acque grigie e nere: in cinque giorni di processo, solo il 40% della sostanza organica presente nelle acque nere subisce una completa mineralizzazione, mentre nel caso delle acque grigie si raggiunge nello stesso periodo una riduzione del 90% della sostanza organica. Questo rapido decadimento della sostanza organica presente nelle acque grigie può essere spiegato con l’abbondanza di zuccheri, proteine e grassi, facilmente disponibili alla flora batterica, caratteristica di questa tipologia di acque di scarico. In conclusione, quindi, nelle nostre case produciamo circa il 60% di acque di scarico grigie, inquinate da sostanze facilmente biodegradabili, poco contaminate da batteri e virus patogeni – e quindi la cui gestione non comporta particolari rischi sanitari; il restante 40% invece sono acque nere, il cui trattamento è più complesso, sia dal punto di vista biochimico che microbiologico. Ora nelle abitazioni le acque grigie e le acque nere, che presentano caratteristiche così diverse, vengono normalmente mescolate ed immesse in fogna. Possiamo dire che oggi facciamo con le acque di scarico ciò che facevamo, fino a pochi decenni fa, con i rifiuti solidi. Ancora non ci rendiamo conto delle opportunità che derivano dal mantenere separati i nostri scarichi: le acque grigie, infatti possono essere destinate a coprire una parte consistente del fabbisogno domestico.
Quando ti radi raccogli l’acqua nel lavandino per sciacquare il rasoio, un rubinetto aperto non aumenta l’efficienza della rasatura. Mentre massaggi i capelli con lo shampoo o il balsamo, chiudi il rubinetto, eviterai un inutile spreco.
Secondo tale stima, ed ipotizzando un consumo medio pro-capite di 200 litri giorno, ciascuno di noi utilizza ogni giorno circa 70 litri per l’igiene personale (una doccia più lavaggio mani, denti, ecc.), 54 per lo scarico del WC (6-9 scarichi al giorno), 24 litri per la lavatrice, 30 per la cucina e la lavapiatti, 22 litri tra pulizia di casa, innaffiamento e usi esterni.